mercoledì 28 settembre 2011

Amare (il russo) è una pesante croce


Ogni articolo su questo blog sembra un lamento.

  Ma non prendete come tale quello che sto per scrivere. Solo, ancora una volta mi trovo davanti all'eterna domanda: perché non sono andata a fare spagnolo?

  Oltre a tutte le difficoltà che ho attualmente (cioé trovare casa, vincere la burocrazia, cercare di non morire di brioche, farmi qualche amico ---> indi smettere di balbettare ogni volta che apro bocca), si aggiunge quella dello studio di questa bellissima e amatissima lingua. Ma se amare è soffrire, o una pesante croce, come diceva il nostro amico Boris, che cosa me ne viene? Sono stata a due lezioni di letteratura ieri.

  Alla prima, letteratura russa in francese, inspiegabilmente ho capito quasi tutto. Stiamo peraltro facendo un periodo che io conosco abbastanza bene, l'età d'argento della poesia, e che mi piace moltissimo. Solo, perché un qualsiasi professore di letteratura russa non madrelingua, quando fa una citazione in lingua originale, deve sbiascicare le parole come se stesse confidando pensieri sporchi al primo bottone della sua camicia?!
Così io non ti capisco. Che hai, paura? Ma se poi all'esame mi correggi qualsiasi sospiro! Va bene.

  Durante la seconda lezione, che consiste nel dettato, in russo, di piccole lezioncine di letteratura, sparate a una velocità quasi propria di un colloquio, e non di dettatura, mi sono accorta con sgomento che non c'era una sola ragazza madrelingua nel mio gruppo (pensavo fosse solo quella che era accanto a me all'ora prima: avevo visto che prendeva appunti in francese, ma con un inclinazione delle lettere tutta staliniana). Sono almeno in due.
Tento di scrivere, capire quello che scrivo, tradurmelo in testa, ricordarmi quello che ho studiato quattro anni fa, sopraggiunge la disperazione, la caccio indietro, riemerge sotto forma di offuscamento della pupilla, decido di eclissarla quando l'unica vecchia (francese) del gruppo alza la mano per dire che lei non scrive le date perché non ci capisce niente.

  Fossero solo le date!

  Rincuorata dal fatto che ci sia un'altra handicappata (di 90 anni però), riesco ad arrivare alla fine delle due ore. Le ragazze si dileguano, ma io ne acchiappo una per chiederle, in francese anomalo, come fa lei a stare dietro a una che va così veloce. Risposta: "ma il russo è la mia lingua madre!".
  Insomma, vengo a sapere che le uniche non russe del gruppo siamo: io, la vecchia сronoanarchica, e l'unica ragazza che mi ha chiesto come mi chiamo. Ah, dimenticavo, comunque in tutto siamo in sette.

А Иларёнчик что должна делать?

domenica 18 settembre 2011

Осторожно, двери закрываются

 
  Eccomi tornata nel mondo telematico.
  A questo giro non ho avuto fortuna col blog. Una volta arrivate a Sankt Petersburg non avevamo internet in casa, e in facoltà ancora pare che non si possa fare uso del wi-fi: la logicità di questa usanza tuttora mi sfugge. Mi sono detta che per un mese di permanenza non era questa gran tragedia, ma mi è dispiaciuto moltissimo non poter fare aggiornamenti in tempo reale. 
  Scriverò quindi quello che mi viene in mente di tanto in tanto. 

  Fortunatamente l'unica esperienza negativa che devo registrare si limita a questo disagio che ho avuto. Quello che ancora non riesco a mandare giù è questo modo di fare che si ripete in tutte le esperienze a carattere vagamente burocratico che ho fatto. Consiste nella risposta, alla richiesta di un servizio, con un "forse"; "domani"; "prova un altro giorno". A questo punto mi piacerebbbe molto di più che mi venisse opposto un rifiuto diretto, magari giustificato, piuttosto che un rinvio a una data o una possibilità ipotetica: così mi sento cogliona!

  Dico questo perché sto ancora aspettando che Dima mi metta la password (senza farmela vedere, per carità) per connettermi alla rete wi fi della facoltà di filologia...

  Tornata in patria a inizio settembre, ho fatto un gran casino con Blogger: prima ho creduto che mi avessero perso il blog, poi che me lo avrebbero tolto entro fine mese, poi ho capito che per l'ennesima volta avevo solo sbagliato a connettermi e dovevo mettere il vecchio indirizzo di posta. Tutto questo perché me ne sono fatta uno nuovo in vista del raggiungimento dell'età adulta e matura della sottoscritta. Non posso dare in giro un indirizzo che non capisce nessuno, creato a 16 anni sotto le visioni allucinogene dell'adolescenza.

  Menomale perché a un certo momento ho creduto che a causa della mia coglioneria avrei potuto pedere il mio amato blog, mi sono chiesta se non fosse destino, ma per fortuna sono ancora dotata di una mente razionale...