Passano i giorni, mi sembra di essere qua da tanto tempo, ma chissà, nel mondo reale magari è poco che son partita? Quello che ho capito è che faccio veramente fatica a tenere i rapporti con l'Italia. Per il telefono, basta fare una scheda e si puo' chiamare a prezzo ridotto. Per le videochiamate "basta" andare all'intenet point quaggiù, dove devi pregare in cinese di fari dare una postazione con webcam, che fa vedere tutto nebuloso (nostalgia di Gagarin?). Ma non è molto pratico mettersi d'accordo su quando fare la videochiamata, poi ci si mette anche il fuso orario, e via! Ci si possono mandare mail, ma non ho ancora internet per conto mio, non posso controllarlo tutti i giorni!
Ma aldilà del mezzo di comunicazione più o meno pratico, la vera sfida dello student abroad non è non prendersela se, mentre all'inizio chiunque ti bombardava di mail, dopo un mese che sei fuori da qualsiasi giro muori virutualmente. Perchè mentre prima ti scrivevano tutti e tu rispondevi svogliatamente, adesso qualsiasi manifestazione di minima partecipazione sembra un miracolo! La vera sfida pero' è non arrabbiarsi se, una volta stabilito il contatto, gli altri non ti capiscono. Perchè la vita qua a un italiano non si puo' spiegare. C'è chi ha la presunzione di sapere come va, c'è chi prova a darti consigli che fan ridere i polli. Ma se qualcuno me l'avesse raccontato, io non ci avrei creduto! Qui tutto sembra volto a cercare di ridurre l'essere umano a qualcosa di inumano. Forse io sono stata troppo viziata, ma c'è veramente divieto di fare quasiasi cosa. Ovvio che noi ci organizziamo, perchè dobbiamo pur sopravvivere, ma è proprio dura. Ieri mi sono ripromessa di smettere di arrabbiarmi se non vengo capita, perchè succede esattamente lo stesso alle mie compagne di camera. E se proprio avro' da dire qualcosa, diro' ai miei interlocutori quello che vogliono sentirsi rispondere, senza esagerare. Va solo accettato che questo gap culturale non puo' essere ignorato, c'è e si fa sentire.
Ma aldilà del mezzo di comunicazione più o meno pratico, la vera sfida dello student abroad non è non prendersela se, mentre all'inizio chiunque ti bombardava di mail, dopo un mese che sei fuori da qualsiasi giro muori virutualmente. Perchè mentre prima ti scrivevano tutti e tu rispondevi svogliatamente, adesso qualsiasi manifestazione di minima partecipazione sembra un miracolo! La vera sfida pero' è non arrabbiarsi se, una volta stabilito il contatto, gli altri non ti capiscono. Perchè la vita qua a un italiano non si puo' spiegare. C'è chi ha la presunzione di sapere come va, c'è chi prova a darti consigli che fan ridere i polli. Ma se qualcuno me l'avesse raccontato, io non ci avrei creduto! Qui tutto sembra volto a cercare di ridurre l'essere umano a qualcosa di inumano. Forse io sono stata troppo viziata, ma c'è veramente divieto di fare quasiasi cosa. Ovvio che noi ci organizziamo, perchè dobbiamo pur sopravvivere, ma è proprio dura. Ieri mi sono ripromessa di smettere di arrabbiarmi se non vengo capita, perchè succede esattamente lo stesso alle mie compagne di camera. E se proprio avro' da dire qualcosa, diro' ai miei interlocutori quello che vogliono sentirsi rispondere, senza esagerare. Va solo accettato che questo gap culturale non puo' essere ignorato, c'è e si fa sentire.